La gravidanza e il post-partum costituiscono un periodo particolare nella vita della donna, i cui cambiamenti fisiologici e ormonali sono spesso oggetto di studio delle professioni sanitarie. Tuttavia, anche grandi cambiamenti e vissuti di natura psicologica caratterizzano e accompagnano la donna in questa fase delicata.
Dunque, cosa accade nella mente della donna quando scopre di essere incinta? E cosa avviene quando si distacca dal bambino al momento del parto? E la coppia come si modifica? Quali cambiamenti subisce la quotidianità?
A queste domande cercheremo di dare una risposta in questo articolo.
La Benedek ha definito la gravidanza come un evento psicosomatico caratterizzato da cambiamenti di natura sia fisiologica che psicologica. La Bibring, invece, ha definito la gravidanza una “crisi maturativa”, un processo in cui si riattivano conflitti legati al periodo infantile e si riattualizzano processi di identificazione con la figura materna. Secondo la Pines (1982), le neo-mamme in questa fase del ciclo vitale ridefiniscono la propria identità femminile, rivivono il processo di separazione-individuazione dalla propria madre avvenuto durante l’infanzia e sperimentano una duplice identificazione con la madre e il feto: sono allo stesso tempo figlie delle loro madri e madri dei loro figli.
Durante la gravidanza e il post-partum, la donna tende ad esperire un’alternanza di emozioni sia positive che negative: da un lato la gioia e la speranza, associate ad un desiderio di maggiore realizzazione personale e ad un completamento del rapporto di coppia e dall’altro l’ansia legata spesso a preoccupazioni e timori rispetto ai cambiamenti che avverranno nel post-partum, al momento del parto e al proprio ruolo genitoriale.
Molteplici risultano i cambiamenti che caratterizzano la donna e la coppia in questo periodo del ciclo vitale. Innanzitutto, nella donna si modifica a livello psicologico la propria immagine corporea: durante la gravidanza ci si trova a dover accettare l’aumento di peso e l’impossibilità, soprattutto negli ultimi mesi della gravidanza, di poter svolgere alcune attività fisiche che richiedono sforzi e fatiche; nel post-partum, invece, ci si trova a dover accettare la perdita della gravidanza e del bambino interno e a rinunciare ad alcuni vantaggi secondari della gravidanza (es: ricevere attenzioni particolari da familiari e sconosciuti); nel post-partum insorgono inoltre preoccupazioni legate al recupero della propria forma fisica.
Altri cambiamenti si verificano sia a livello sociale che psicologico: è importante accogliere il terzo all’interno della coppia, essere pronti ad assumere il proprio ruolo genitoriale e talvolta rinunciare alla propria libertà e allo stile di vita antecedente la nascita del bambino; è necessario riorganizzare le proprie giornate in base alle esigenze del bambino e accettare che, soprattutto nei primi tempi, il bambino richiederà molte attenzioni e molto tempo. Anche conciliare la carriera con le esigenze di un bambino piccolo può essere difficile da gestire e può generare ansia.
Durante la gravidanza, tutte le donne fantasticano sul proprio bambino, sul genere, sul nome, sull’aspetto fisico e si creano delle aspettative rispetto a quello che accadrà nel post-partum. In questo consiste il “bambino ideale”: esso indica che non solo esternamente ma anche nella propria mente si inizia a fare spazio al nascituro e si è predisposti ad accoglierlo nella quotidianità. Tuttavia in alcuni casi, le aspettative e le fantasie possono risultare eccessive e questo può comportare un senso di fallimento e una delusione molto alti nel momento in cui il bambino non risponde alle proprie previsioni. Dunque, è importante in questo caso trovare il giusto mezzo: fantasticare sul bambino, ma accettare che le aspettative potrebbero non essere corrisposte completamente.
Ma cosa accade nel partner e all’interno della coppia? L’arrivo di un bambino inevitabilmente sconvolge l’equilibrio familiare instaurato fino a quel momento ed entrambi i neo-genitori è importante che accolgano e che accettino sia a livello reale che immaginario l’arrivo di un terzo e il passaggio dalla diade alla triade. La nascita di un bambino richiede un processo di adattamento che coinvolge e interessa anche il neo-papà, nel quale avvengono riattivazioni legate alla propria infanzia e processi di identificazione con la figura paterna. Alcune ricerche hanno dimostrato che l’assunzione del nuovo ruolo genitoriale può ridurre il grado di soddisfazione e di benessere percepito dalla coppia. Il partner oltre a svolgere il ruolo genitoriale di padre costituisce un’importantissima figura supportiva per la donna e il sostegno reciproco e la divisione dei compiti possono essere fondamentali per la prevenzione di disturbi psichici del puerperio nella donna.
Una domanda che spesso ci si pone in gravidanza e maggiormente nel post-partum riguarda il proprio senso di adeguatezza e di competenza rispetto all’assunzione del ruolo genitoriale: Sarò una brava madre? Saprò comprendere i segnali del bambino? Saprò rispondere in modo adeguato? Si tratta di domande legittime alle quali ogni mamma darà una risposta differente a seconda del suo vissuto personale e della sua autostima. Un costrutto che consente di rispondere a questa domanda è quello relativo alla “self-efficacy, ossia quanto i genitori si percepiscono capaci di rapportarsi e di comportarsi in modo adeguato con il bambino; un livello di auto-efficacia piuttosto alto riduce i livelli di stress nel post-partum e aiuta ad accettare e ad affrontare con più facilità le difficoltà quotidiane.