Modelli operativi di attaccamento
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Sono conoscenze di sé, del genitore e di sé con il genitore, sotto forma di schemi cognitivi interpersonali.
Le conoscenze derivate dal rapporto fra il sistema di attaccamento del bambino e il sistema di accudimento del genitore sono progressivamente inglobate in schemi cognitivi, memorie e aspettative riguardanti il sé del bambino e gli atteggiamenti dei genitori, in risposta alle richieste di vicinanza. Sono dei modelli di relazione costruiti dal bambino.
I modelli di attaccamento sono considerate strategie di regolazione affettiva, dove le emozioni hanno la funzione di segnalare lo stato dell’organismo, la disponibilità dei genitori, il successo del comportamento di attaccamento per il mantenimento della propria sicurezza interna e di aumentare le previsioni sull’ambiente esterno. Le emozioni restituiscono informazioni al bambino sul successo del suo tentativo e sull’organizzazione del suo stato interno.
La responsività materna ai bisogni del bambino ha aspetti comportamentali, comunicativi ed emozionali, quindi rappresenta la capacità della madre di condividere gli affetti positivi e negativi del bambino, dove la capacità del genitore di sintonizzarsi sulle emozioni del figlio diventa un indice rispetto al tipo di attaccamento del proprio bambino.
Sulla responsività materna hanno un peso significativo i fattori contestuali, che possono agire come fattori di rischio o di protezione, quali: il ruolo del padre nella diade e nella relazione con la madre, il contesto familiare e le reti di supporto alla madre, infine le condizioni socio-economiche in termini di risorse.
Gli stili di attaccamento si definiscono sicuri oppure insicuri.
1. Attaccamento sicuro
BAMBINO. Esplora e ritorna di tanto in tanto alla “base sicura”, sé degno di amore e di attenzione, Idea di sé: amabile.
Il piccolo può fidarsi, sentirsi sicuro e esplorare l’ambiente alla ricerca di nuove informazioni che costruiscano l’idea di sé e del genitore, percepito come protettivo e accessibile
GENITORE. Affidabile, benevolo, disponibile.
2. Attaccamento insicuro – evitante
BAMBINO. Cerca di minimizzare i suoi bisogni d’attaccamento per prevenire il rifiuto, rimane in contatto distante dal genitore. L’eventuale rifiuto e i suoi stessi bisogni escono dal campo cosciente (esclusione difensiva). Deve contare su se stesso, tende a costruirsi una centralità su di sé, per proteggersi dall’ambiente (autosufficienza assoluta).
Il bambino esplora l’ambiente in modo esagerato, usando l’esplorazione come distrattore. Deve infatti reprimere il sistema innato di attaccamento, che rimane attivo e deve essere inibito, per soddisfare la distanza imposta dal genitore, con emozioni di rabbia/angoscia.
Idea di sé: non amabile, indegno dell’attenzione protettiva dell’altro. Assume un distacco nelle relazioni e un controllo serrato, con la convinzione che il genitore sia lontano.
GENITORE. Inaccessibile, insensibile, non vi è scambio comunicativo, distanziante, tiene il figlio lontano da sé,. Genitore intrusivo o assente.
3. Attaccamento insicuro-ambivalente o resistente
BAMBINO. Tende a mantenere un legame relazionale stretto, per controllare la relazione; rinuncia a movimenti esplorativi autonomi, quindi tende a ridurre il campo esplorativo. Il bambino non esplora perché il sistema di attaccamento è sempre attivo, concentrato sul controllo della relazione, lo scambio comunicativo risulta irregolare e imprevedibile.
Idea di sé: incerta, sé amabile (non come il bambino sicuro) ma debole e fragile,
GENITORE: imprevedibile, inaffidabile, invischiato o problematizzato.
4. Attaccamento disorganizzato-disorientato
BAMBINO Costruisce una relazione difensiva in cui si trova a fuggire, attaccare, congelarsi. Allontanamento/avvicinamento (attacco-fuga-congelamento) sono mirati al contenimento delle minacce provenienti da un genitore pericoloso
Non ha idea di sè oppure l’idea di sé ruota intorno a valutazioni circa la propria forza o debolezza, non sul tema di essere amabile. La situazione paradossale è legata al fatto che la figura di attaccamento è allo stesso tempo: fonte di minaccia/paura e soluzione di questo stato emotivo: crolla il sistema dell’attaccamento con conseguente disorganizzazione del comportamento.
GENITORE. E’ allo stesso tempo spaventato e spaventante, non è collocabile sulla dimensione accettazione-rifiuto, ma sulla dimensione della minaccia. E’ irrisolto per mancata elaborazione di lutti o traumi.
Il sé e la figura del genitore ruotano senza fine tra ruolo di vittima, salvatore e mostruoso persecutore: se il genitore è considerato mostruoso, il sé è vittima impotente; se il genitore accoglie, ma con strana espressione sul viso, allora il sé è come malvagio perché quando si avvicina l’espressione del volto del genitore è inquietata, spaventata; quindi sé (del bambino) come consolatore, perché le emozioni di tenerezza modificano il volto spaventato del genitore.
Le ricerche sull’attaccamento e i comportamenti adattativi e disadattativi dei bambini tentano di definire sempre meglio le linee evolutive intraprese nel corso dello sviluppo e come queste influiscono in modo non rigidamente determinato sull’adattamento dell’adulto.